Ricerca
Login
Login
MCL Unione Territoriale Bologna e Modena
Menu
  • Home
  • Il Movimento
    • Chi Siamo
    • La Nostra Storia
    • Statuto
    • Organi Sociali
    • Enti di Servizio
    • Accordi e Convenzioni
    • Cinque per Mille
  • Circoli
  • Notizie
    • Articoli e Comunicati
    • Rassegna Stampa
    • Dai Circoli
    • Documenti
  • Eventi
  • Bandi e progetti
  • Multimedia
  • Contatti

La Nostra Storia

Il Movimento  /  La Nostra Storia

Senatore Avvocato Giovanni Bersani

Nato a Bologna il 22 luglio 1914

Lauree in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze Agrarie. Master in Scienze Sociali

Impegno politico locale e nazionale

Consigliere Comunale a Bologna dal 1980 al 1984

Deputato e poi Senatore dal 1948 al 1978

Viceministro del Lavoro nell’ultimo governo De Gasperi (1952-‘53) presenta numerose proposte sociali (legge sull’apprendistato del 1953-‘54), volontariato internazionale, sostegno alle imprese artigiane e delle macchine utensili, per programmi di edilizia sociale, per la proprietà contadina, ecc.

Relatore in Parlamento della proposta istitutiva dell’ENI

Promuove c/o la Banca Nazionale del Lavoro il Fondo per lo sviluppo del Movimento cooperativo in Italia.

Promuove iniziative europeiste a Bologna ed in regione.

Sostiene la collaborazione tra la Facoltà di Fisica (Prof. Ferretti, ecc.) e i Centri di Ispra e Karlsruhe

Commissario del CONI, rilancia le principali società bolognesi (per 10 anni presidente della Fortitudo, promuove il baseball con una società che diviene campione d’Europa (1977), la costruzione dello stadio Falchi, ecc.

Impegno politico europeo

Parlamentare Europeo dal 1960 al 1989

Vicepresidente del Parlamento Europeo per 5 anni

Presidente per 12 anni della Assemblea Parlamentare Paritetica, ACP-UE, tra il Parlamento Europeo ed i rappresentanti parlamentari di 72 Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (trattato di Lomé).(In tale veste ha numerosi contatti con responsabili della politica estera di USA e Canada; ha rapporti con tutti i Capi di Stato ed i massimi esponenti dei Paesi aderenti; partecipa ai diversi negoziati di pace: in Libano, Madagascar, Mozambico, Suriname, Somalia, Senegal, Mauritania, ecc.). Nel Giugno 1989 si ritira dalla vita politica attiva

Settembre 1989 - nella conferenza di Versailles, viene nominato Presidente Onorario della Assemblea Parlamentare Paritetica ACP-UE di Lomé.

Partecipa a Bruxelles alla costituzione del Comitato Europeo della Economia Sociale (CEDES)

Impegno sociale e culturale

Azione Cattolica; Fuci; ACLI / MCL

Presiede l’Assemblea Costitutiva dei Sindacati Liberi in Italia (1948-50)

Presidente Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL) (1971-77)

Fonda l’Unione Cooperative dell’Emilia Romagna.

Promuove alcune delle maggiori iniziative cooperative in Italia (COPROB, COPALC,  CICA, Conserve Italia, Corovin).

Avvia un primo rilancio del Movimento Cooperativo in Europa (1979).

Avvia e sostiene “Corsi di Formazione Politica e Cooperativa”, riunendo per anni a Minerbio (BO) giovani dei Paesi del Terzo mondo, dell’America Centrale e Latina, del Mediterraneo, dei Balcani: molti di loro sono oggi leader nei rispettivi Paesi.

Presiede per 11 anni il Club 87, intercooperativo, tra tutte le espressioni della cooperazione emiliana.

Dal 1989 al 1999, presiee l’Istituto Nazionale Italiano di Studi Cooperativi “Luigi Luzzatti”, trovato in grave crisi da anni e da lui rilanciato; Rilancia la rivista ”L’Italia Cooperativa”

Presidente CONFCOOPERATIVE della Provincia di Bologna e per la Regione Emilia-Romagna (1946 - 1966) - Consigliere Nazionale onorario.

Punto di riferimento di diversi “Centri di Studi Cooperativi” in campo internazionale.

Ha presentato relazioni in molti convegni internazionali: Parigi, Berlino, Aja, Bruxelles, Bruges, Santiago, Dakar, Abidjan, Harare, Des Moines, Khartoum, Addis Abeba, Buenos Aires, Plymouth, Bogotà, Inverness, Lomé, Strasburgo, Toronto, Tübingen, Cairo, Tunisi, Marrakech, Bordeaux, ecc..

Impegno umanitario e sociale

1970: fonda l’ONG CEFA (Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura) operante per la cooperazione e l’autosviluppo.

Con il CEFA promuove importanti progetti di sviluppo e di autosviluppo in Africa (Congo, Camerun, Etiopia, Eritrea, Tanzania, Somalia, Kenya, Costa d‚Avorio, Congo Brazzaville, ecc..), nei Paesi mediterranei (Marocco, Libano), nei Balcani (Croazia, Bosnia, Kosovo, Albania, Romania) ed in quattro Paesi dell'America Centrale e Latina: Cile, Argentina (Chaco), Brasile del Nord-Est (Maranhão), Guatemala, Ecuador .

Promuove e collabora al sorgere di altre ONG (Intersos, importante istituzione per gli interventi internazionali di emergenza)

Fonda e sostiene il "Centro Schuman" per la diffusione dell’ideale europeo

2000: promuove l’associazione “La Giovane Montagna” tra i giovani cooperatori dell’ Appennino, per favorire lo sviluppo della montagna evitandone l’abbandono da parte dei giovani.

Ha fondato l’ONLUS "Pace Adesso - Peace Now" per la promozione di iniziative di dialogo e riconciliazione, con azioni concrete, dei popoli in conflitto nel mondo (Libano, Croazia, Bosnia, Kosovo, Moldova, RDCongo, Armenia e Brasile).  

Promuove e preside la Fondazione Nord-Sud per la Cooperazione Internazionale

Come membro di ”Agenda for Reconciliation” di Londra promuove attività di pacificazione

È membro di “Iniziativa e Cambiamento” di Caux (Svizzera) per il dialogo internazionale

Dal 1 Gennaio 2000 al dicembre 2004 è stato Vice Presidente della Fondazione CARISBO.

Sostiene il rilancio economico della zona di Gulu (Nord Uganda), in accordo con la vedova di Marco Biagi, riabilitando una farm di proprietà della locale Diocesi

Riconoscimenti

Onorificenza particolare da parte del Consiglio Comunale di Strasburgo

Il Consiglio Africano dei Capi di Stato, presieduto da Léopold Senghor, gli conferisce - unico italiano ed ultimo tra gli europei - il Premio Africa (1980).

10 Aprile 1992, Attestato di Benemerenza Unicef

Il 25 Marzo 1999, il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, gli ha consegnato il Diploma al “Merito Cooperativo”

Cavaliere di Gran Croce della Repubblica.

Il 25 Ottobre 2000, gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecnologie Agrarie dall’Università degli Studi di Bologna - Facoltà di Agraria.   

Il 25 Dicembre 2001 riceve dal Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi, il riconoscimento di “Volontario dell’Anno per i Paesi in Via di Sviluppo”.

Premio Amico dell'Africa da parte dell'Associazione degli Africani emigrati in Canada

Ordine di San Gregorio Magno dal Vaticano

Cittadinanza Onoraria di: Elbasan (Albania), Castel San Pietro Terme, Crevalcore, Medicina, Minerbio (Bologna) …

Archiginnasio d’Oro del Comune di Bologna, massimo riconoscimento civile del Comune

Riconoscimento di meriti speciali da parte del Presid. della Provincia di Bologna, On. V. Prodi

Benemerito del Centro Pace dal Centro Internazionale della Pace di Assisi.

Candidato al Premio Nobel per la Pace per l’anno 2011

Ha pubblicato oltre 20 libri : storia, politica, economia, cooperazione, temi sociali, etc.

Il 24 dicembre 2014 all'età di 100 anni Giovanni Bersani è tornato alla casa del Padre.

Giuseppe Fanin

Combattere senza armi

 1. Se si vuole comprendere fino in fondo il senso dell’azione dei cattolici nell’immediato dopoguerra, si deve tenere conto dei loro punti di riferimento fondamentali; il che significa: della loro dimensione di fede (1).
Appare quindi del tutto inadatto a questo fine ogni schema interpretativo attento unicamente agli aspetti economici o finanziari o politico/ partitici; mentre tali schemi sono certamente utili – anzi, dato il loro prevalente interesse, complementari – quando si vogliano comprendere tali ambiti. E’ altrettanto importante tenere conto dell’atteggiamento di fondo del pensiero cattolico verso la guerra, il sistema totalitario, l’ideologia; in una parola, la valutazione negativa espressa inevitabilmente dai cattolici nei confronti di ogni azione negatrice della verità della Rivelazione, sia nei fondamenti teologici, sia nella prassi ecclesiastica ed ecclesiale, sia, infine, nel rispetto dell’uomo (di ogni uomo). Tutta l’azione, ad esempio, nota e documentata, sviluppata lungo l’intero corso della guerra e ovunque (non solo in Italia), volta a limitare le sofferenze, contenere i danni, vincere l’odio, combattere le idee, non gli uomini, rinvia a tale consapevolezza. 
Lo stesso concetto di “resistenza”, così strumentalizzato negli anni del dopoguerra, in parte ampliatosi o stemperatosi in tempi più recenti, appare, per il sentire cattolico, la conseguenza diretta di un contenuto positivo imprescindibile, che non può essere racchiuso e delimitato nell’una o nell’altra proposta politica o, tanto meno, ideologica. Lo sforzo di “captatio benevolentiae” sviluppato da tutte le parti in causa durante la guerra, che pure, nel costringere i cattolici a prendere posizione, nel conseguente dividerli, ottenne un certo esito, appare destinato a restare un successo del tutto provvisorio, non essendo, la dimensione teologica, culturale e valutativa propria del mondo cattolico limitabile ad un solo aspetto di esso (2). Di tale provvisorietà tutte le parti in causa si sono rese conto fin dall’inizio ed hanno agito di conseguenza.
 
2. Le altre “forze” presenti, in Italia come negli altri Paesi, alla fine della guerra, mentre provvedevano, sul piano giuridico come su quello operativo e propagandistico, ad “accaparrarsi” per quanto possibile il merito della riuscita (positiva della guerra) e il diritto a governare, cercavano di obbligare il mondo cattolico ad una scelta di campo compiuta una volta per tutte: “a destra” o “a sinistra”; demonizzando qualsiasi soluzione non rispondesse alla propria impostazione. Tali forze, fondate su una ideologia di carattere economicistico e su una “Chiesa” alternativa a quella cattolica, si servivano sì di espressioni e contenuti affatto coerenti con tali premesse; ma più per l’essere, nonostante tutto, culturalmente diversi, nella loro formazione, dei propri componenti (cresciuti in una cultura fascista o fascisteggiante e in un contesto complessivo, anche pubblico religioso cattolico); e, in ogni caso, prevedevano una società “a senso unico”, a imitazione dell’”esemplare” già in atto nell’Est dell’Europa; società che avrebbe duplicato, sia pure con segno (ufficialmente) contrario e in peggio, quella dalla quale si era inteso liberarsi. Queste considerazioni potrebbero apparire al lettore odierno fantasiose per il caso italiano, non essendosi poi verificate; ma sono suffragate, oltre che dalla logica e dall’esperienza dell’URSS, dai casi contemporanei di tutti i Paesi del Centro-Est dell’Europa (dalla Cecoslovacchia alla Polonia alla Romania) raggiunti dall’e-sercito sovietico. Si preparava quindi una società “ad una dimensione”, negatrice dell’essere stesso autentico dell’uomo, sia verso Dio, sia verso gli altri uomini; una società nella quale non avrebbero avuto posto né la dimensione di fede, anche nelle espressioni di predicazione, sacramentale e spirituale – se non asservite al Partito; né la dimensione di partecipazione e solidarietà fondate sulla assoluta unicità e validità degli uomini. Il tutto sotto la bandiera, ufficialmente generalizzata, di un governo “democratico”.
Quali che fossero state le scelte precedenti dei cattolici italiani, qualsiasi cosa avessero sperato o temuto maggiormente laici, religiosi, clero; a questo punto, pure con tutta la prudenza, i dubbi e incertezze, i timori del presente, la prospettiva che abbiamo delineato appariva inaccettabile. Nei confronti di essa, la cattolicità italiana, confortata dalle esortazioni e avvertenze del pontefice, si preparava ad impegnarsi a fondo, facendo la sua parte, secondo la propria situazione, accanto ai credenti di tutto il resto dell’Europa.
3.“Se si vuole comprendere fino in fondo” – abbiamo detto all’inizio. Nulla ci obbliga a farlo. Possiamo, come è stato fatto spesso, parlare di tensioni locali, di errori, di tradimento dell’unità precedente, o altro che si voglia. In tutto questo c’è certamente qualche elemento di verità. Ma non si coglie la grandiosità dello scontro, la profondità dell’opposizione, la dimensione europea. Non si vede nemmeno l’abisso che separa, a breve distanza da questa situazione, la stessa scelta europea del 1950 da altre ad essa contemporanee (3). La dimensione cattolica, la frequenza delle relazioni internazionali (europee, prima di tutto), avevano da tempo abituato i cattolici – almeno quelli più impegnati – ad una conoscenza e valutazione, ad una attenzione agli avvenimenti, ben al di sopra della dimensione locale, o “provinciale”, che poteva essere la prima percezione da parte di altri. Questo non significava muoversi in aria, tutt’altro: il mondo e le iniziative cattoliche erano radicate per tradizione nelle realtà sociali, spirituali, dei singoli paesi, delle contrade, si potrebbe dire, casa per casa. Era stato così con le iniziative di confraternita, delle casse rurali, dell’azione amministrativa, come di quella politica, per il breve tempo che era durata. 
Ma questo aspetto – della attenzione locale – non escludeva la dimensione nazionale e internazionale, anzi; lo scambio delle esperienze, come delle idee, era stato il motore fondamentale del rinnovamento, aggiornamento, del cattolicesimo fra Ottocento e Novecento (4). Perché i cattolici – almeno quelli più impegnati, ed erano molti di più di quanti sembrasse a loro stessi – studiavano, cercavano di capire e conoscere; e, se non accettavano le ideologie, non era forzatamente perché non le conoscessero o non ne capissero le tesi; o perché fossero ancorati al passato; ma perché non ne condividevano i fondamenti e le implicazioni. Si trattava di costituire un ordinamento interno e internazionale nuovo; ne erano convinti in molti; Pio XII era stato esplicito al riguardo, ed era stato ascoltato con forte commozione, anche per averlo detto in anni difficili, come quelli della seconda guerra mondiale (5). Né la fine della guerra aveva concluso questo ministero, che anzi si era rafforzato in cento occasioni, rivolte alle categorie più disparate, dai governanti ai lavoratori (6).
 
4.Durante la guerra, i cattolici dei vari Paesi europei impegnati nella lotta alle ideologie – come altri cristiani – avevano preso le armi. Ciò va inteso alla lettera: accanto alle armi spirituali, avevano utilizzato le armi di guerra. Lo avevano fatto “al fronte”, lo avevano fatto nella lotta “partigiana”: in Polonia, in Francia, in Italia. Lo avevano fatto perfino in Germania, nei tentativi – tutti falliti – di attentato, nell’avvio di lotta antinazista. Come è tradizione, avevano considerato questa scelta una inevitabilità, “in nome di un principio superiore”, una parentesi destinata a chiudersi non appena la sopraffazione istituzionalizzata fosse stata sostituita dalla “normalità”. Alla fine del conflitto, non tutti avevano depositato le armi. Era logico, ed era già avvenuto nel primo dopoguerra: per abitudine, per dubbio, per legittima difesa…Oggi è difficile avere dubbi al riguardo. 
D’altra parte – e anche questo lo si era già visto alla fine del primo conflitto mondiale, è molto difficile distribuire milioni di armi, spingere ad usarle, superare la naturale ritrosia al loro uso, e poi pensare che tutto ricominci come prima per il solo fatto che un conflitto iniziato è dichiarato ufficialmente concluso (7).
 
1)  Cfr. il mio volume, in generale, Da guerra a guerra, Conquiste.
2)  Cfr. il breve contributo, riprodotto in altro lavoro, dal titolo “Il visconte dimezzato”.
3) Cfr., per un inquadramento complessivo di questo aspetto: G. BERSANI, Il contributo dei cristiani alla costruzione dell’Europa, Cefa, Bologna, Galeati, Imola,1984 (anche in spagnolo catalano); G. VENTURI, Europa, un solo Paese, Conquiste, Bologna, rist. 2002 (ed. parziale anche   in francese, inglese, tedesco; in progetto in spagnolo e ungherese); G. BERSANI, Quarant’anni per l’Europa (Centro di Iniziativa Europea “R. Schuman”), Conquiste, Bologna, 2000; G. BERSANI- G. VENTURI, “G. Acquaderni, uomo europeo, e R. Schuman ”, Conquiste, Bologna, 2001.
4)  Cfr. fra gli altri i miei: Il MC a Bologna e in Emilia Romagna, Conquiste, Bologna, varie edd.; Storia del Credito Romagnolo, Laterza, Roma-Bari, 1996; Società per l’uomo, Conquiste, Bologna, varie edizioni.
5)  Cfr. soprattutto i radiomessaggi di fine 1941 e 1942 (Acta S.S.).
6)  Cfr. la raccolta dei messaggi e discorsi di Pio XII degli anni 1945/1950; per quanto ci interessa qui, soprattutto 1945/1948.
7)  Cfr., a ulteriore conferma, i conflitti ultimi europei, a cominciare da quello jugoslavo (con l’appendice albanese e macedone).


Il 5x1000 al MCL

La scelta del 5 per mille a favore del MCL, aiuterà il Movimento a rafforzare i servizi per la Solidarietà, per la Cooperazione Internazionale e per le Politiche Familiari.

La scelta del 5 per mille è unica ed avverrà, apponendo la firma in uno dei tre appositi quadri del mod. 730, del CUD o dell'Unico

Oltre alla firma, il contribuente deve indicare il codice fiscale del MCL: 80188650586

I più letti

  • lun 22 mar

    BOLOGNA: INAUGURAZIONE GIARDINO GIOVANNI BERSANI

    Leggi
  • sab 27 mar

    Fiducia, Fatica e futuro “Le conseguenze...

    Leggi
  • sab 1 mag

    70° compleanno del Circolo MCL di Venezzano alla...

    Leggi
  • sab 27 feb

    Intervista a Don Bruno Bignami

    Leggi
  • dom 11 lug

    UN BRINDISI DI LAMBRUSCO IN TUTTO IL MONDO

    Leggi
  • sab 27 feb

    DICHIARAZIONE DEI REDDITI 2021

    Leggi
  • dom 24 apr

    Progetto Valsamoggia – Ucraina: la differenza in...

    Leggi
  • sab 27 feb

    Bologna: per i giovani fuori dal mondo scolastico...

    Leggi

Come raggiungerci

La nostra sede rimane aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 12.30.

Per esigenze particolari, è consigliabile prendere un appuntamento, anche via e-mail.

  Via delle Lame, 112/B - 40122 Bologna
  051/521957
  052/520388
  bologna@mcl.it
Vieni a trovarci sui social network
  Seguici su Facebook
  Il nostro canale Youtube

Scrivici

Immagine CAPTCHA
Enter the code shown above in the box below
Home Il Movimento Circoli Notizie Eventi Bandi e progetti Multimedia Contatti
(c) MCL Bologna e Modena | Powered by EVA Group | Privacy | Termini di Utilizzo